Premessa: le notizie che ho, risalenti ad oltre un secolo fa e di seconda o terza mano, possono essere incomplete o parzialmente inesatte. Ma io questo so.
Nonno Agostino era un socialista, quando i socialisti erano rivoluzionari.
Ormai più che trentenne, avvocato, fu richiamato alle armi nella Grande Guerra. Fermamente convinto che “gli uomini sono tutti uguali”, negò di essere laureato per partire come soldato semplice.
Ma, evidentemente, è più difficile nascondere la propria cultura che non l’ignoranza: i sonetti acrostici mandati alla sorella finirono sotto l’occhiuta lente d’ingrandimento della censura e qualche asino, non avendo la minima idea di cosa fossero, senza saper né leggere né scrivere, lo incriminò per spionaggio.
E così, davanti alla corte marziale, il Nonno dovette “confessare” di essere laureato!
Ma continuò a manifestare apertamente le proprie idee durante la guerra e dopo: la poesia che ho trovato, spedita alla sorella Teresa (durante il conflitto, dalla Piazza Marittima!) è eloquente:
Pace!
Di sciabola e fucile in compagnia,
Di luna piena in questa notte bella,
Tra i pezzi enormi della batteria,
Tra gli esplosivi, sto di sentinella.
Fan le civette mesta poesia,
Funerea canzon, sì come quella,
Che infonde in ogni cor malinconia.
E questa vita è d’or, cara sorella!
Oh, quanti padri, ahimé, quanti mariti
Ai figli loro, alle consorti care
Son già rapiti dal destin rapace!
E quanti mutilati e ischeletriti!
Deh, Signor mio, tu solo frenare
L’ira dell’uomo e dare al mondo pace!
Terminata la guerra, sposò Maria Fiore nel 1922 e fu direttore delle Manifatture Cotoniere Meridionali fino a quando, per essersi rifiutato di iscriversi al PNF, fu licenziato.
Morì a 49 anni, nel 1933.

